Prezzo € 15,00
Adelphi Edizioni
Libro - Pagine 257
Formato: 10,5x17,5
Anno: 2011
Chi si accosta alla cultura indiana non può che essere subito assalito da interrogativi: a quali canoni artistici obbediscono le immagini, che paiono di proposito così poco naturalistiche? Come mai, quasi sempre, non si sa nulla della biografia degli autori di opere d'arte e componimenti letterari? Quali sono le basi di una musica così rigorosamente improvvisata? Su quali presupposti si fonda l'assetto, scandalosamente non egualitario, del sistema delle caste? Perché la donna è così sottomessa e al tempo stesso così celebrata? Come possono convivere l'uso dei matrimoni combinati e l'esaltazione dell'amore? E ancora: come possono stare fianco a fianco aspetti ascetici e altri di prorompente sensualità?
Nella raccolta di saggi che qui presentiamo Coomaraswamy risponde a ciascuna di queste domande, delineando un mondo remoto in cui l'artista non si propone di esprimere se stesso né ambisce all'originalità, e in cui l'organizzazione sociale non mira a soddisfare le pulsioni di ciascuno, a incoraggiare la competizione e massimizzare il profitto economico: un mondo dove la perfezione consiste nel trascendere se stessi, nel superamento dell'io, nell'abbandono dei desideri, sicché lo svolgimento impeccabile della propria funzione all'interno della società diventa occasione di esercizio spirituale, e l'arte e l'amore mezzi per attingere quella realtà divina da cui sgorgano ogni bene e ogni bellezza - e che è accessibile solo dimenticando se stessi.
Ananda Kentish Coomaraswamy, il più grande storico dell'arte indiana, nacque a Colombo, nell'isola di Ceylon, il 22 agosto 1877. Dopo essersi laureato in geologia alla University of London nel 1900, fu nominato responsabile delle ricerche mineralogiche a Ceylon. Durante i tre anni di permanenza, diede vita alla Ceylon Social Reformation Society e fu a capo dell'University Movement, all'interno del quale promosse una campagna di educazione nazionale, tesa alla rinascita della cultura indiana. Tra il 1906 e il 1917, allorché assunse l'incarico di curatore della sezione di arte indiana presso il Museum of Fine Arts di Boston, tenne conferenze e scrisse numerosissimi articoli e saggi che rappresentano un contributo inestimabile allo studio dell'arte indiana e di quella dell'Occidente medioevale. Nel 1938 divenne presidente del National Committee for India's Freedom (Comitato per la liberazione dell'India). Morì il 9 settembre 1947, mentre s'accingeva a tornare in India.
Adelphi Edizioni
Libro - Pagine 257
Formato: 10,5x17,5
Anno: 2011
Chi si accosta alla cultura indiana non può che essere subito assalito da interrogativi: a quali canoni artistici obbediscono le immagini, che paiono di proposito così poco naturalistiche? Come mai, quasi sempre, non si sa nulla della biografia degli autori di opere d'arte e componimenti letterari? Quali sono le basi di una musica così rigorosamente improvvisata? Su quali presupposti si fonda l'assetto, scandalosamente non egualitario, del sistema delle caste? Perché la donna è così sottomessa e al tempo stesso così celebrata? Come possono convivere l'uso dei matrimoni combinati e l'esaltazione dell'amore? E ancora: come possono stare fianco a fianco aspetti ascetici e altri di prorompente sensualità?
Nella raccolta di saggi che qui presentiamo Coomaraswamy risponde a ciascuna di queste domande, delineando un mondo remoto in cui l'artista non si propone di esprimere se stesso né ambisce all'originalità, e in cui l'organizzazione sociale non mira a soddisfare le pulsioni di ciascuno, a incoraggiare la competizione e massimizzare il profitto economico: un mondo dove la perfezione consiste nel trascendere se stessi, nel superamento dell'io, nell'abbandono dei desideri, sicché lo svolgimento impeccabile della propria funzione all'interno della società diventa occasione di esercizio spirituale, e l'arte e l'amore mezzi per attingere quella realtà divina da cui sgorgano ogni bene e ogni bellezza - e che è accessibile solo dimenticando se stessi.
Ananda Kentish Coomaraswamy, il più grande storico dell'arte indiana, nacque a Colombo, nell'isola di Ceylon, il 22 agosto 1877. Dopo essersi laureato in geologia alla University of London nel 1900, fu nominato responsabile delle ricerche mineralogiche a Ceylon. Durante i tre anni di permanenza, diede vita alla Ceylon Social Reformation Society e fu a capo dell'University Movement, all'interno del quale promosse una campagna di educazione nazionale, tesa alla rinascita della cultura indiana. Tra il 1906 e il 1917, allorché assunse l'incarico di curatore della sezione di arte indiana presso il Museum of Fine Arts di Boston, tenne conferenze e scrisse numerosissimi articoli e saggi che rappresentano un contributo inestimabile allo studio dell'arte indiana e di quella dell'Occidente medioevale. Nel 1938 divenne presidente del National Committee for India's Freedom (Comitato per la liberazione dell'India). Morì il 9 settembre 1947, mentre s'accingeva a tornare in India.
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